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Castegnato, Brescia, Italy
Da qualche parte ho letto che chi va in montagna è sempre in cerca di qualcosa … non so se è una regola valida per tutti gli alpinisti, sicuramente lo è per me. Sono Massimiliano Bocchio, nato il 29 maggio del 1980, cresciuto a Calcinato e dal luglio 2012 residente a Castegnato. Mi sono diplomato come geometra nel 1999 al Tartaglia di Brescia, con il massimo dei voti, e ho studiato architettura al Politecnico di Milano, fermandomi a pochi esami dalla Laurea. Ho lavorato in alcuni studi tecnici come geometra e progettista d’interni, ho fatto l’agente di commercio per due anni e ora, dall’ottobre 2010, sono responsabile dell’ufficio tecnico presso un azienda di bagni prefabbricati. Oltre al mio lavoro diurno, c’è dal 1999, un lavoro notturno come dj che amo e che mi permette di coltivare una delle mie passioni ossia la musica. Amo la montagna,l'alpinismo è diventanto parte inscindibile della mia vita. Questo blog nasce dalla voglia di mettere in ordine pensieri, esperienze e sogni.

lunedì 12 agosto 2013

Don Quixote, Marmolada

Per il Cervino lo scorso anno è stata "buona la prima" ma per la Marmolada no, è servito un "secondo atto".
Atto di forza come il film? D'incoscienza? Di follia? O di tutte le cose insieme?

Mi capita spesso mentre corro o nuoto, che fra gli allenamenti che faccio sono sicuramente i più pallosi, di pensare perché...perché lo faccio...allora sfoglio la mia "obiettivi list" densa di "big dream"...e sul podio di questa lista c'era la Marmolada.
Lo scorso anno ci ha detto no, abbiamo sbagliato l'attacco e quando l'abbiamo capito era troppo tardi, ora dopo averla fatto penso che è stato meglio cosi.
Non so perché ma mi viene a pensare a un acronimo che girava quando ero giovane (vent'anni fa!) C.B.C.R....cresci bene che ritorno...solo che questa volta non ero io a pensarlo mentre passavo davanti all'oratorio in vespa e vedevo le "nuove leve", era la signora Marmolada che l'ha detto a me e Luca.

Quest'anno abbiamo deciso di fare le cose super bene, il primo giorno oltre ad arrivare al rifugio siamo andati a cercare l'attacco per non sbagliare ancora.
La sera ci raggiungono dei nostri amici, boris e davide, che hanno il nostro stesso obiettivo ma con un approccio un pò più soft, ossia spezzando la salita in due giorni bivaccando sulla cencia posta circa a metà parete.
Io e Luca vogliamo tentare la salita in giornata, sapendo benissimo che se i tempi prestabiliti non vengono rispettati, c'è sempre la possibilità di calarsi in cengia e fare eventualmente la seconda parte della salita il giorno dopo in quattro, aspetto che dal punto di vista psicologico un pochino aiuta di sicuro!
Durante la cena al rifugio Falier, dal quale sono partiti praticamente tutti gli attori che hanno  celebrato fino ad ora l'opera "Marmolada", iniziamo ad "annusarci" in giro, molti escursionisti e pochi alpinisti...6 per la precisione, una coppia di francesi sulla quarantina abbondante diretti sulla via dell'ideale (presente nella mia dream list) e due cordate di italiani, anche loro  con delle facce da gente che ne sa...diretti al pesce.
Come direbbe un mio amico romano... Me Cojoni!!!
Ma in fondo...anche noi non siamo qua a pettinare le bambole! Don Quixote, Marmolada, Maricher (l'apritore) tutte cose che meritano quanto meno rispetto.
Io sono teso, come mai lo sono stato per una salita. Parto da casa teso, sono teso durante il viaggio, sono teso sempre prima di toccare la roccia...non so è per la lunghezza della via, per l'imponenza della parete, o più semplicemente perchè questa estate ho scalato pochissimo in ambiente per motivi lavorativi.
Cos'è cambiato rispetto allo scorso anno?
Sicuramente un diverso approccio mentale e una diversa preparazione fisica, non che lo scorso anno fossi fuori strada...ma il tempo e la continua ricerca aiuta a trovare la personale "ricetta" per crescere.
Poi, altra tappa fondamentale è stato il corso di roccia avanzato fatto con la società Ugolini.
Società storica Bresciana che ha formato moltissimi alpinisti, insegnando tecnica ed etica in montagna, io e Luca ne siamo fieri soci.
Un corso che ci ha dato tantissimo, in primis ci ha permesso di stringere amicizia con Claudio Inselvini che è stato il nostro istruttuore e direi anche guru, in secondis ( si può dire?) di "mettere apposto"come lui stesso ci ha detto un paio di cosine.
Le cosine per inciso erano...proteggersi bene con friend e dadi, chiodare, autosoccorso e arrampicata in artificiale.
Tutte cose FONDAMENTALI quando i sogni corrono molto lontani da una falesia spittata ogni 2 metri.

ore 3:55, suona la sveglia.

Un serie di gesti meccanici, poche parole, colazione, zaino in spalla e via (4:30)...
partiamo per primi dal rifugio, le altre cordate ci seguono a breve distanza.
L'attacco ancora si fa un pochino desiderare...ma alla fine arriva quel momento in cui il mondo da orizzontale è solo verticale.
5:30 via si parte...con la luce della frontale facciamo i primi tiri. Roba facile, ma va bene cosi, ci scaldiamo come si deve.
Io e Luca ci alterniamo con un buon ritmo, nei primi tiri vediamo bene le due cordate alla nostra sinistra impegnate sulla parte bassa del Pesce.
Capiamo che abbiamo un buon ritmo, pochissime esitazioni e una buona velocità.
Il diedro che ci porta in cengia arriva abbastanza velocemente, meglio di quando ci aspettassimo..alle 10 circa abbiamo già fatto circa 350 metri di parete...mangiamo qualcosa, la decisione se procedere o meno in giornata è presto presa...il tempo c'è, il meteo non è al top, decisamente freddino e con una fastidiossima nebbia ma dovrebbe reggere, via andiamo!
Percorriamo la cengia in salita fino ad arrivare alla parte alta della parete...il famoso pilastro è li di fronte a noi...tutte le foto viste e riviste ora hanno preso una prospettiva assolutamente reale.
Sembra meno cattivo da vicino, sembra.
I primi due tiri per alzarsi sono sono su placca, ovviamente come per praticamente tutta la via tranne i tiri più duri, non c'è quasi nulla...un paio di chiodi per tiro è già un lusso!
Qua ci incasiniamo un pò, probabilmente trovo una sosta intermedia o di qualche variante e sprechiamo un pò di tempo per tornare in sincronia con la relazione.
Per la cronaca abbiamo seguito quasi fedelmente quella di sass baloss, anche perchè le fotocopie della guida del Giordani le avevo lasciate in auto!
Saliamo ancora e arriviamo al primo tiro un pò cane della parte bassa, partenza dalla sosta in strapiombo e poi via di roba impegnativa.Tocca a me ma non sono troppo cattivo ed esito un pò, non ce ne sono di storie in un giorno cosi importante non sono al 100%, il freddo e la nebbia quando sono su roccia mi pesano tantissimo in termini di lucidità mentale. Altri quattro tiri soft ci permettono di alzarsi e arrivare al famoso tiro in A0 o VI+. Tocca a me...sono cosciente che cattiveria e lucidità oggi non sono con me, provo a fare qualche passo in libera ma poi decido di procedere tutto in A0, non siamo in falesia, non si vola su spit se si sbaglia non puoi farti calare a andare a farti una birra. Pazienza. So che la cosa mi brucia e mi brucerà ancora...ma la Marmolada è ancora li e chissà che magari prima o poi riuscirò a rifarla pulita al 100%.
Questo tiro mi spolpa per bene, inizio a sentire le energie esaurirsi. La freschezza e la fluidità della parte bassa della via sono un lontano ricordo.
Altro tiro altro regalo. Questa volta parte facile e poi diventa cattivo, c'è da proteggersi parecchio ma in qualche modo lo soffro molto di meno rispetto al tiro precedente anche se lo danno comunque per VI.
Parte Luca, un vero toccasana per me...peccato che più ci si alza...più ci si avvicina alla vetta...più c'è "roba" poco sana...la roccia da meno fiducia e il proteggersi diventa sempre più pesante mentalmente.
Come spesso capita per queste pareti non c'è solo un'uscita possibile, noi cerchiamo di seguire una linea che interpretiamo come quella della relazione, ma non sono molto convinto che sia stata quella giusta! traverso in salita su roba un pò marcia, poco proteggibile e che porta ad una sosta su roba marcia nel vuoto e con successiva partenza in strapiombo! cosa chiedere di meglio? provo a piantare un chiodo ma nulla...anzi...uno mi vola giù per la parete. va bhe! terrà no? poi io e Luca abbiamo deciso che non si vola...e infatti non siamo mai volati! il tiro dopo tocca a Luca, io sono gelato, batterie fisiche e mentali quasi a zero...spero che sbuca in vetta ma non è cosi...trova due spit martellati, proprio come nella relazione e scatta un pò di buon umore...siamo quasi fuori...
l'ultimo tiro lo fa ancora Luca, non banalissimo e poi sbuca fuori in vetta!
Come spesso capita di leggere in vetta non è che si vede la madonna (tranne in quelle con la statua) o si tocca il cielo con un dito etc o tutte quelle cose li da film americano...
Siamo felici si, molto soddisfatti, ma non si vede quasi un cavolo vista la nebbia e visto l'orario! le 21! la priorità ora è solo scendere e andare al bivacco. Ci sarà tempo per festeggiare.
Ad occhio ci saremmo calati verso sinistra (guardando il ghiacciaio) ma la posizione degli spit mi insospettisce e infatti è scendendo a destra che trovo l'altra sosta per la doppia...che ci porta con le nostre belle scarpette d'arrampicata direttamente sul ghiacciao della Marmolada! Terra...anzi no, Ghiaccio! uff...come lo si desidera a volte!
Infiliamo le scarpe bassa d'avvicinamento, usiamo il martello come picca e via in costa per il ghiacciao  fino ad arrivare al Bivacco all'interno della stazione alta della funivia, trovato non senza difficoltà/bestemmie e altre imprecazioni di varia natura.
Bivaco che più freddo di cosi...una stanta di 2 metri per 2 in cemento ricava dal locale macchina della funivia..senza una panca in legno o nulla di simile. Ci buttiamo a terra cercando di isolarci come meglio riusciamo. Luca ha il materassino e il sacco da bivacco, io uso anche il jolly del telo termico. Pur indossando tutto quello che abbiamo non riusciamo a chiudere occhio.
Pazienza. Per ammazzare il tempo Luca alle 2:30 mi propone di sistemare il materiale... la prossima volta che bivacchiamo porto le carte da briscola però!
Per noi è il primo bivacco...e mi sa che di cose ne abbiamo imparate!
Diamo notizie di noi a casa ma non basta, un sms dal cuore va anche a Claudio, quello che ci ha dato è stato determinante.
La mattina il sole è spettacolare, la vista da togliere il fiato...abbiamo fatto tutta 'sta fatica anche per questo in fondo! Prendiamo la funivia e scendiamo, zero voglia di camminare.
Si ritorna a casa, il meteo non ci permette di stare "in zona" per fare altro.
Anche ora, a distanza di oltre un mese, mi sembra ancora di essere li.
Penso a tante cose, penso al fatto che ce l'abbiamo fatto, e una via cosi lascia il segno, insegna tanto e butta un sacco di legna su un fuoco che brucia e brucia e brucia.
A casa poi ti senti piccolo, ma i sogni sono sempre di più e sempre più grandi.
Mi rimprovero certamente di non essere arrivato all'appuntamento pronto al 100% mentalmente.
Lo zaino era maledettamente pesante, non quello alle mie spalle, ma l'altro, quello invisibile pieno di paure, autolimiti, problemi di ogni giorno che come tanti sassi ti rendono la mente pesante e magari non ti permettono di ascoltare bene il cuore.
Come per il Cervino, il primo pensiero è stato "mai più"...il secondo è..."quando si riparte?"
Spero di tornare al cospetto della SUD, magari dopo aver sconfitto qualche altro mulino a vento.

La Sud


Il pilastro in centro
 
pronti via!

 
Luca , pen'ultimo tiro prima della cengia


io circa a metà parete


quasi in cengia...
al via la fase 2!
Luca a caccia di chiodi e nebbia



..avevo giusto voglia di uno strapiombo!

 


stiamo "uscendo dal facile"


 
 




quasi fuori!


..ed è vetta!

 
si scende di la?

Bivacco pronto

Cosa fare alle 2 di notte visto che non si dorme dal freddo? dividiamo il materiale! 
io e Luca 

venerdì 15 febbraio 2013

Salmonata, Val Daone

La costante di questa stagione di ghiaccio è…partire con l’idea di salire una cascata e poi farne un’altra!
Ponte di San Faustino, Luca è a casa, io teoricamente no ma chiedo un permesso…La val Daone chiama ancora.
Arriviamo presto di fronte alla Regina ma le condizioni aimè ci sembrano ancora poco buone, la parte alta del ramo destro “non ci paga l’occhio”, questa salita/test ormai, essendo già metà febbraio è da rimandare alla prossima stagione.
Il piano B è sempre pronto…e in questo caso è un’idea che coccoliamo da un po’, Salmonata.
Non siamo mai stati in Val Remir, e pur azzeccando il parcheggio, riusciamo a sbagliare sentiero arrivando all’attacco dopo una luuunga camminata sudatissimi, complice anche la temperatura un po’ altina.
Bella la Val Remir, passiamo davanti al “le ali del fantasma” e a “sendero Luminoso” che è una salita in assoluto da top ten dei miei desideri sul ghiaccio verticale.
Sarà la prossima stagione quella buona?
Nella valle incrociamo solo una cordata impegnata all’attacco di Profumo di ghiaccio, solo dopo scopriamo che si tratta di Pedro e socio.
Arrivati di fronte a Salmonata iniziamo i soliti  riti preparatori. Siamo già a buon punto quando arriva un’altra cordata…salutiamo…ma uno di loro non saluta.
Ora…non voglio fare troppa polemica…anzi si…per quale stracazzo di motivo se incontri una persona in montagna non la devi salutare? Non ti ho chiesto darmi un rene…ti ho semplicemente detto ciao…
Non solo non ci ha salutato ma ci ha anche guardato con aria schifata e indispettita perché eravamo già li.
Il “signore” è uno dei nomi noti della vale…ma per conto mio puoi essere forte finché vuoi ma umanamente…e qui mi fermo.
Regola non scritta dice che, salvo diverso accordo fra le parti, chi prima arriva prima parte….
E invece il personaggio…senza aspettare che il suo socio gli facesse sicura e senza chiodare si è fatto tutto il primo tiro.
Sono sicuramente una persona molto competitiva, ma le gare preferisco farle in altri modi , ho percepito il gesto come arrogante e prepotente e mi ha molto indispettito.
Decide di partire Luca per il primo tiro, sale studiando bene il ghiaccio e chiodando il giusto, è davvero stupido prendersi dei rischi per finire forse la cascata qualche minuto prima!
Prima sosta su pianta alla sinistra della cascata, un bel tiro per scaldarsi.
A questo punto la cascata spiana e percorriamo una decina di metri alla base dell’altra parete.
Ovviamente dobbiamo aspettare perché la cordata di fronte a noi, per quando veloce non è ancora fuori, tra le altre cose arrampicano utilizzando una sola mezza…l’altra è nello zaino del secondo, della serie “la sicurezza prima di tutto”.
Parete libera…tocca a me! A vederla sembra più easy invece c’è da lavorare un po!
Un po’ di buchi, un po’ di spostamenti, c’è di tutto… gran bel tiro!
Sosta a spit sulla sinistra, recupero Luca che riparte subito per un piccolo muretto che conduce alla base delle paretona centrale di Salmonata, il piatto forte diciamo.
Qua la cascata è per metà al sole e metà in ombra e decidiamo di tenere una linea di salita tendenzialmente al centro/destra della cascata.
Decide di  ripartire ancora Luca,  si sente pronto per provarci e io non dico certo di no anche se so che non sarà una passeggiata.
Il ghiaccio in certi punti è un po troppo lavorato o ha un subrato un po’ infimo…nonostante ciò però Luca sale, fermandosi pochi metri sotto la grotta classica dove si sosta sulla sinistra.
Gran bel tiro e complimenti al socio che ormai va da primo anche sul quarto su ghiaccio!
Riparto io, le difficoltà restano costanti sul quarto, ma la salita è davvero bella! Sbuco fuori dalla cascata e trovo la classica pianta da sosta. Recupero Luca e  mi preparo per le doppie…ma…il socio però si ricorda di aver letto da qualche parte di un altro possibile tiro dopo la strada…dalla nostra posizione però non si vede…mi sposto  un attimo e vedo in lontananza una bella colata…che si fa?andiamo!
Non c’è la traccia quindi sprofondiamo un po’ per arrivarci…ci troviamo di fronte una bella colata con candela finale…ad occhio si vede che nella parte terminale scorre molta acqua…ma sembra che il ghiaccio ai lati è buono.
Proviamo? Prendo tutte le viti e parto...cerco di salire sul lato destro perché mi sembra migliore come ghiaccio…
Poi arrivo alla base della candela, azz…l’acqua scorre un po’ più del previsto ma mi sembra comunque fattibile.
Metto la mia unica e amata vite da 21 alla base della candela e parto….
Pensavo di salirla un po’ frontalmente invece capisco subito che il ghiaccio è più buono sul lato destro (quello relativamente a Nord) . Non è molto lavorata quindi per trovare qualcosa di buono un po’ devo picchiare…sia con picche che con ramponi…e il rumore che sento non è mai bello…la sensazione che dietro c’è molto “vuoto” un po’ m’inquieta ma piano piano salgo…
Quasi sopra con la picca sinistra faccio un buco grosso come un pugno e vedo l’acqua sotto…e soprattutto vedo che lo strato sul quale sto salendo non è cosi spesso come credevo…mi sposto ancora più verso destra riuscendo ad utilizzare per il piede destro la roccia….a questo punto dovrei uscire….ma nel tentare di piante le picche fuori mi accorgo che di ghiaccio buono non c’è, spacco tutto lo strato molto esile…mi guardo un attimo in giro ma non vedo davvero soluzione, nulla per agganciare la picca e temo che se alzo ancora i piedi vada tutto in frantumi per un volo ad occhio di almeno 5 o 6 metri minimo…
Mi sembra davvero di rischiarla troppo il tentare di uscire in quelle condizioni e decido di disarrampicare fino alla mia 21, cosa tra l’altro non facile.
Qualche rischio è normale prenderlo ma non me la sono proprio sentita, ho percepito il pericolo reale più che farmi frenare da paure infondate…mi girano un po’ le palle però va bene cosi, rifarei la stessa  scelta. Spero comunque di aver occasione di saldare il conto con quella candela prima o poi….
Uno degli obiettivi è stato realizzato, salita mai banale, mai estrema, molto bella….e ancora una volta gran giornata! Val Daone I love you!


Luca parte per il primo tiro


il secondo tiro

quasi fuori dal secondo tiro 
Io sul secondo tiro


terzo tiro


Alè duro!Luca sul terzo tiro


...e la corda scorre..


Luca prepara la sosta
io quasi fuori dalla seconda parte del terzo tiro



il gioco del cilindro
...è quasi fatta...già...quasi!

domenica 10 febbraio 2013

La porta del Sole, Val Daone



Temperature in brusco calo, meteo buono...come rinunciare ad un giro in quel della val Daone?
Squadra al completo, io e Luca, Davide e il Bo. L’obiettivo? Lei, la Regina!...purtroppo però non sembra in condizione o meglio, è scalabile su entrambe i lati a patto di averne molto di più del grado richiesto (già non banale!).
Decidiamo di rivolgere le nostre amorevoli coccole con ramponi e picche a “La porta del sole”.
È stata una delle prime cascate che ho salito, da secondo, nel 2009, con il Macca e con capo cordata Claudio Migliorini che già all'epoca faceva trasparire il “mostro” che è diventato attualmente.
Ci sono dei flash nella mente che ogni tanto, random, tornano fra le mani, come una polaroid che esce da qualche libro mentre si sta cercando tutt'altro.
Una di queste polaroid che ogni tanto riappariva era l’ultimo tiro della porta del sole, i colori però non erano sbiaditi ma vivi, vivi di paura. Mi muovevo male, picchiavo male, non avevo nemmeno ben chiaro cosa avrei dovuto fare e come. In qualche modo su c’ero arrivato ma distrutto fisicamente e mentalmente.
Arrivati all'attacco, nonostante un pochino di esperienza in più, dentro di me ho mille pensieri, capisco che sono solo assurde seghe mentali ma ci sono e un pochino mi disturbano.
Primo tiro...parto io...con le new entry! Si...con le cassin x-dream!
Un bel muretto ci scalda subito a dovere, trovo una sosta a sinistra dopo circa trenta metri e mi fermo li...anche se poi abbiamo scoperto che si poteva tirare dritto ancora un pezzo.
Anche Luca sale veloce senza esitazioni  e parte subito per il secondo tiro. Nel frattempo arriva il Bo con le mani belle inchiodate dal freddo...in effetti oggi la temperatura è “bassina”.
Luca  fa sosta sul lato sinistro (la probabile prima sosta vera) e mi recupera.
Il ghiaccio è molto duro e secco, decisamente molto diverso da quello trovato solo 8 giorni prima in val Saviore; il Bo ha le picche modificate con i pesetti...io le picche nuove...non è il miglior "terreno" per provarle ma pazienza!
Parte ancora Luca, un muretto tranquillo e un pò di rampa ed arriva ad un altra sosta su roccia ma questa volta sul lato destro.
Davide, che giustamente aveva percepito che i tiri forse erano un pò sfasati, prova ad unire i due fatti da Luca e per poco non riesce a fare sosta nello stesso punto, ma è costretto a recuperare il Bo da una sosta su ghiaccio. Questa volta tocca a me...un pò di rampa e poi un bel muretto...e faccio sosta sempre sul lato destro su roccia, in realtà avrei potuto tranquillamente proseguire ancora un pò seguendo la rampa per portarmi sotto l’ultimo muro ma non avevo letto la relazione.
Sosta non bellissima fatta da un super chiodo e un chido un pò ballerino che purtroppo non si poteva ribattere. Il Bo e Davide saggiamente sfruttano tutta la corda e si portano sotto l’ultimo muro.
Riparto per l’ultimo tiro, percorro il primo tratto di rampa e poi il ghiaccio inizia a diventare verticale.
Fosse stata una cascata mai fatta sarei stato sicuramente più sereno, ma l’ultimo tiro della porta del sole per me è molto di più..
Cerco di non pensarci...ma non ce la faccio...e stupidamente mi accorgo che spreco energie e lucidità per pensieri non utili alla mia causa...cazzo devo muovermi bene, coordinato e salire!
Guadagno metri e chiodo, guadagno metri e chiodo, non sono mai al limite e me ne rendo conto ma l’ombra di certe paure è sempre li con me.
Verso la fine il muro si stringe, il ghiaccio diventa molto bagnato ma manca poco...l’ultima vite è sotto di un pò ma vado, so che “ce l’ho”.
Arriva il momento più bello, l’uscita, il nome alla cascata deriva da questo istante...dopo che si è stati per ore al freddo con una visuale abbastanza limita si sbuca fuori e si vede il sole e i pendii innevati, uno spettacolo che già di per se vale tutta la fatica fatta.
L’emozione per me è molto forte, tutta quella luce va a finire ben oltre i miei occhi, non c'è solo la soddisfazione di avercela fatta...mi sento più leggero, più tranquillo, ora la polaroid  è sbiadita.

La porta del sole


S1



Luca verso la S3

Luca e Davide S3
muro del quarto tiro

Bo in uscita vero la S4
muro finale
muro finale


Davide parte tranquillo sull'ultimo tiro
L'uscita...e la Porta del Soleee

sabato 2 febbraio 2013

Poja (?) Val Saviore

Ore 6, ortomercato, 4 gradi e piove…le premesse per andare a far cascate non sono delle migliori, ma la voglia si sa…spesso è cieca.
Destinazione val Saviore, meta sconosciuta a me e a Luca ma non al Bo e a Davide che l’hanno già assaporata anche ad inizio stagione.
Arrivati in valle al cospetto di saviore 1 e saviore 2…piove…e non hanno un bell’aspetto.
Parcheggiamo al campo sportivo vedendo la rasega proprio di fronte a noi…ma ci sembra un obiettivo un po’ triste…poco oltre, seguendo il sentiero che costeggia il poia in direzione nord, c’è una bella colata, il cappellari non ne parla o pensiamo di essere noi a non riconoscerla…comunque puntiamo li per vedere da vicino com’è…
il Bo è un po’ scettico, ma io decido di metterci bene il naso per vedere se il ghiaccio è buono e parto con il primo tiro.
In realtà la prima metà è poco più di una rampa ma può essere rischioso procedere senza ramponi.
Circa a metà del primo muretto faccio sosta in una piccola grotta e recupero Luca. Anche i soci rincuorati dal mio “è fattibile” partono.
Il tempo non ci vuole bene, o forse si, dall’acqua si passa alle neve e la nostra salita ha sempre più le sembianze di una dura lotta per una conquista di una inviolata parete Nord! Sogno troppo?
 Forse si ma l’alpinismo si nutre anche di sogni! Riparto, fuori dalla mini grotta c’è un muro abbastanza delicato che mi aspetta, sembra più brutto a vederlo ma come si sente dire spesso “se guardi bene c’è tutto” dove il tutto è soprattutto una serie di appoggi per i ramponi.
Dopo circa 15 metri la parte verticale finisce e la cascata spiana presentandoci il “live motive” di tutta la salita ossia…muretto…ravanata nella neve…muretto…fino alle fine (ammesso che siamo arrivati alla fine!), mi sposto sul lato sinistro, protetto da un po’ di roccia strapiombante e trovo una fessura di quelle con scritto (con l’inchiostro simpatico) metti un friend qui , qui e qui…detto fatto, super sosta a 3 punti e recupero Luca. Probabilmente il tiro più impegnativo su ghiaccio, direi 3+.
Anche lui arriva bello carico, questo clima “scozzese” ci gasa molto.
Riparto per un murettino inclinato facile facile e continuo a salire come se stessi cercando qualcosa, per la precisione una bella candela verticale che mi fa sudare freddo…ma aimè non c’è!
Questa volta faccio sosta sulla destra su una buona pianta. Essendo questa parte praticamente in piano procediamo per una ventina di metri semplicemente camminando.
Il nuovo muretto da affrontare però questa volta è un po’ più magro, la goulotte più stretta e c’è da divertirsi…una quindicina di metri da Luca mi trovo un bel passaggino di misto (nulla di estremo sia chiaro, M4?) che però è molto “di soddisfazione”. Proseguo fino a quando la corda me lo consente assicuro Luca sotto un muretto verticale molto lavorato.
Questo giro decide di provarci lui e passa via veloce…cosa c’è oltre al muro?...c’è da ravanare nella neve per cercare un altro muro! …
E cosi facciamo ancora una volta finché ci sembra che non ha più senso proseguire.
Non avendo capito cosa abbiamo salito, e sospettando molto laboriosa la discesa in doppia decidiamo di cercare il rientro nel bosco…scelta corretta che ci riporta sani e salvi alla base, a parte qualche scivolata modello “scivoli del Caneva”.
Giornata per me molto positiva, nulla di estremo come difficoltà va detto, ma la ricerca della via  visto che non c’era una relazione e capire come e dove sostare…beh tutta esperienza che ci servirà!

i primi tre tiri 

uno sguardo in giù dalla sosta del secondo tiro

partenza del 3° tiro
vagando nel bianco
passaggio di misto nel 4° tiro

partenza 5° tiro

sabato 26 gennaio 2013

Il gesto del maestro, Val Piana 26/01/2013


Già da un po’ l’idea di andare in val Piana ci ronzava in testa, complice le difficoltà per raggiungere la val Daone  decidiamo di buttarci alla scoperta di questa zona.Partendo alle 5:30 da Castegnato riusciamo ad anticipare la solita ressa di sciatori diretti in Tonale, e dopo qualche manovra non convenzionale per parcheggiare, alle 7:45 siamo già con gli scarponi a piedi.
Ai piedi però pensiamo bene di non mettere le ciaspole ( che avevamo in macchina!) perché la neve sembrava poca…in effetti fino alla malga grossi problemi non ce ne sono perché la traccia è buona…
I problemi vengono dopo! Molta neve fresca, sprofondiamo parecchio e l’avanzata verso l’attacco procede molto a rilento.
Il programma era di salire la Grande e Salto Alto ma vista la neve ci sembrano immensamente lontane. Vediamo alla nostra sinistra Il gesto del Maestro, sembra in buone condizioni e valutiamo come certamente alla nostra portata i primi due tiri cosi decidiamo di provarci.
Solita neve maledetta e imprecando e sudando arriviamo all’attacco. Subito dietro di noi ci hanno raggiunti due forti alpinisti, Jonny (di cui non ricordo il vero nome)e Marco detto il pugile con il nostro stesso obbiettivo.
Ammetto che sapendo parte del loro curriculum alpinistico mi sento un pochino in ansia e temo di sfigurare.
Pronti via…il primo tiro si presenta come una facile rampa con qualche breve muretto, ma il ghiaccio è tutt’altro che buono, spesso infatti è coperto da un fastidioso strato di neve trasformata che rende necessario un lavoro extra sia in fase di battuta della piccha che in fase di chiodatura per andare a prendere “il buono” .
A pochi metri dalla fine delle corde sosto su ghiaccio e chiamo Luca che mi raggiunge senza nessun problema. Parallelamente anche i nostri due compagni occasionali arrivano in zona anche se optano  per sostare un po’ prima di noi.
Il secondo tiro parte con un breve muretto lavorato, sempre con del ghiaccio non certo ottimale, siamo entrambi convinti che con questo tiro arriverò sotto la candela, ma non è cosi…
Sempre sfruttando in pieno i 60 metri di corda arriva al pelo a far sosta sotto un altro muretto.
L’altra cordata decide di fare sosta un po’ prima sfruttando una pianta sulla sinistra.
A occhio con questo tiro si può  tranquillamente superare la candela e sostare fuori, ma per sicurezza decido di far sosta sotto la candela in modo di poter recuperare un attimo le energie ed essere visibile da Luca in caso ci fosse qualche problema.  Questo tiro “intermedio”  comunque ha uno sviluppo di almeno 25 metri.
La candela è fatta bene, buon ghiaccio e una buona base…decido di provarci.
È la mia prima candela, cerco di muovermi al meglio per non sprecare energie ma ben lontano da fare “il gesto del maestro” , diciamo che su ci arrivo!
Fuori dalla candela verrebbe da pensare “è fatta” ma non è cosi…torna del gran bel ghiaccio marcio ma molto più verticale e la salita diventa precaria. Anche l’uscita finale, dove la cascata spiana è molto delicata.
Non trovo nulla per fare una sosta decente e decido di cercare qualcosa lungo un canale che sale alla destra dell’uscita, riesco solo a rimediare delle “belle” clessidre di ghiaccio e a mettere mezza vite.
La corda ancora una volta è finita, metto Luca in piastrina e aspetto che parta.
Recupero la corda piano piano ed a un certo punto sento le corda tesa….mmm…non sarà mica volato? Mi preoccupo un po’ ma penso che probabilmente si è appeso mentre litigava con qualche vite da togliere…
Passa un po’ di tempo ma nada… è sempre fermo. Bho!
Mi guardo in giro, penso a mille cose e il tempo passa…poi vedo arrivare il Jonny che mi dice che Luca ha perso una picca e l’altra l’ha presa a testate …ma mi rassicura dicendomi che non si è fatto niente e che sta per arrivare sano e salvo!
Quando Luca arriva il sangue sul viso è degno di un film di Tarantino ma il suo sorriso fa capire che non è grave! Nessuno proiettile in fronte per lui ma una bella picozzata!
Ovviamente decidiamo di unire le forze per fare le calate, il pugile ha notato un cordone su una pianta appena a sinistra dell’uscita della cascata (chissà dove cavolo ho guardato io quando sono passato di li!) e in effetti è il “via” per le calate giuste che ci permettono di tornare alla base.
Il sentiero del rientro, nonostante la traccia è ancora un po’ una rottura di scatole per la neve, ma passa via veloce visto quant’ero felice.

A volte un po’ di “buttarsi” serve, se ci fossimo fermati al grado dato dalla guida o all’aspetto che aveva da lontano o alle seghe mentali che random partono probabilmente non l’avremmo mai nemmeno attaccata, invece era si non facile, ma alla nostra portata e con un pochino di margine di sicurezza (indispensabile).

L’abbiamo porta a casa anche questa volta come si usa dire, si, la cascata e la lezione .



un po' di magia della val Piana

Il gesto del Maestro

prima sosta

seconda sosta

terza sosta - la candela
uscendo dalla candela

canale finale

Luca "sparato"