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Castegnato, Brescia, Italy
Da qualche parte ho letto che chi va in montagna è sempre in cerca di qualcosa … non so se è una regola valida per tutti gli alpinisti, sicuramente lo è per me. Sono Massimiliano Bocchio, nato il 29 maggio del 1980, cresciuto a Calcinato e dal luglio 2012 residente a Castegnato. Mi sono diplomato come geometra nel 1999 al Tartaglia di Brescia, con il massimo dei voti, e ho studiato architettura al Politecnico di Milano, fermandomi a pochi esami dalla Laurea. Ho lavorato in alcuni studi tecnici come geometra e progettista d’interni, ho fatto l’agente di commercio per due anni e ora, dall’ottobre 2010, sono responsabile dell’ufficio tecnico presso un azienda di bagni prefabbricati. Oltre al mio lavoro diurno, c’è dal 1999, un lavoro notturno come dj che amo e che mi permette di coltivare una delle mie passioni ossia la musica. Amo la montagna,l'alpinismo è diventanto parte inscindibile della mia vita. Questo blog nasce dalla voglia di mettere in ordine pensieri, esperienze e sogni.

giovedì 8 dicembre 2011

cascata Molecola, circolo di Latola, Val Daone 8/12/11

La mia agenda da circa un mese mi ricordava che per la festività dell’8 di dicembre avrei dovuto lavorare…
non una serata pacco, ma mi attendeva l’inaugurazione della stagione sciistica presso un rifugio in provincia di Bergamo, frequentato da “vivaci” giovani amanti della neve.
Niente neve…niente inaugurazione…e anche la mia classica prima uscita in snowboard dell’8 dicembre di ogni anno, è saltata...ma in realtà …in fondo in fondo…ci speravo…la mia voglia di ghiaccio era tanta …e quando ho saputo che Luca era libero e interessato a spicozzare, ho riposto amorevolmente lo snowboard in garage per rimettere le picche sul divano. (credo di essermi seduto  davvero poche volte sul divano della mia nuova casa, è costantemente coperto da attrezzatura d’arrampicata che, nella mia mente, si deve in qualche modo “arieggiare”).
La situazione “ghiaccio” , nonostante il calendario dice dicembre, è davvero triste e quindi la meta è presto scelta…val Daone.
Luca passa a prendermi presto e alle 7:20 siamo di fronte alla Paia, Placido però mi sa che se l’è presa comoda in occasione della festività e quindi niente caffè e niente sbirciatina sul libro  “pareti di cristallo” per vedere chi ha fatto cosa, capire cos’è stato fatto di recente, e orientare le nostre scelte giornaliere.
Costeggiando il lago di Malga Boazzo, vediamo che il ghiaccio sulla regina del lago è decisamente poco, in compenso l’acqua che scende è davvero tanto…questo ci fa supporre che la situazione nella valle di Leno non sia delle più felici…quindi proseguiamo in auto la risalita della valle.
Nei pressi dell’ultima diga trovo delle indicazioni, sulle due guide  che consoluto, per il circolo di latola, nome assolutamente sconosciuto a me e Luca, ma che sulla carta promette bene…gradi accessibili, quota oltre i 2000 m quindi si presume che le cascate siano fatte e avvicinamento di un’ora…visto che al lago di campo ci siamo già stati, l’idea di provare una nuova valle viene subito promossa.
Parcheggiamo l’auto nei pressi del campo gara di arrampicata artificiale sull’ultima diga. Le indicazioni delle guide dicono di costeggiare il lago mantenendosi nel bosco (su lato opposto a quello che conduce in val di fumo), senza un sentiero evidente ma andando un po’ a naso…fino al punto in cui la valle del lago incrocia la valle di latola…1 ora!
Costeggiamo la diga, nella parte finale “non vediamo” alcuni cartelli con scritto ”divieto d’accesso” e iniziamo subito l’avventura nel bosco…nessuna traccia, nessun sentiero nemmeno abbozzato, solo qualche dito di neve che si diverte con gli arbusti a nasconderci il percorso verso Nord “quasi“ agevole.
Dopo circa un ora di questo “divertente” gioco, iniziamo vagamente a sospettare che forse il tempo previsto è il classico dato che, dopo accurati studi scientifici e attente analisi, viene assolutamente sparato a caso dall’autore della guida.
In due ore dalla diga arriviamo all’imbocco della valle, cerchiamo la cascata che ci eravamo prefissati di scalare sul lato Nord della valle, ma vediamo solo tracce di ghiaccio sotto un colatoio di neve…e un “anche no” viene spontaneo…sul lato Ovest invece ci sono due colate ben evidenti…la prima sulla sinistra è già occupata, mentre la seconda, più ampia e un po’ più lunga è libera…
Arriviamo all’attacco dopo 3 ore di cammino, un po’ stanchi e un po’ infastiditi…sulla guida c’è scritto 1 ora cazzo!!!
Non ci sono tracce e non si vedono la/le soste ma propongo al socio di attaccare sul lato sinistro. Dopo un fondamentale sorso di tè caldo, risaliamo un pezzo non troppo ripido in libera, Luca si assicura con una vite da ghiaccio e io parto…pochi colpi di piccozze mi fanno subito capire che il ghiaccio “buono” non è questo…
Trattasi di ghiaccio con neve fusa sopra, poco simpatico quindi da scalare, ma pian piano procedo.
Non c’è niente da fare…Il ghiaccio oggi non mi da fiducia, mi muovo un po’ insicuro e scoordinato ma non riesco a fare diversamente.
La corda inizia a tirare, uno sguardo rapido sulla roccia alla mia destra non rileva nessuna sosta , controllo meglio per poterne impostare una io ma nulla…ho ancora pochi metri a disposizione e decido di salire cercando ancora…ed è la scelta giusta…trovo alcune fessure che ospitano alla perfezione  tre friend, preparo una sosta e chiamo Luca. Le sue sensazioni all’arrivo in sosta sono un po’ come le mie, il ghiaccio non da feeling e l’avvicinamento sfiancante ha compromesso un po’ di lucidità e di energie.
Manca poco però alla fine del viaggio verticale…riparto e senza trovare tratti davvero impegnativi, in circa 30 m sono fuori…l’uscita mi emoziona…davanti a me si apre una vallata che non ho mai visto, vestita di bianco e che mi dona una sensazione di totale isolamento, una totale immersione nella natura …ed è stupendo...ripaga di tutta la fatica fatta.
Anche Luca sbrana il secondo tiro di corda e mi raggiunge felice in sosta…ossia una simpatica pianta che sbuca in maniera provvidenziale dalla neve.
Foto di rito, un po’ di contemplazione per lo spettacolo che vediamo e poi via veloci con le doppie da attrezzare. Durante la seconda doppia, incrociamo due alpinisti veronesi, dopo il primo tiro decidono di scendere, gli offriamo di calarsi dalle nostre doppie e accettano volentieri, l’abalakof che stavano realizzando non mi “pagava” l’occhio comunque.
Poteva essere semplice il rientro?no…con i nuovi compagni veronesi decidiamo di evitare il bosco e di tornare verso la diga costeggiando il lago, “saltellando” da un blocco all’altro di granito, attività tipica nel gruppo dell’Adamello.
Arriviamo alla macchina praticamente al buio alle 17 (ops la frontale…meglio portarla).
Cascata non indimenticabile ma l’avventura alpinistica nel suo complesso è stata bella, istruttiva e gratificante.
Cosa manca all’appello? Una birra dal Placido…e chiudiamo in bellezza!

                            la colata di Molecola

        uno sguardo verso Sud-Est e verso il lago
                                               
        uno sguardo in giù verso la valle di latola
                                                                          
                               io e Luca