Informazioni personali

La mia foto
Castegnato, Brescia, Italy
Da qualche parte ho letto che chi va in montagna è sempre in cerca di qualcosa … non so se è una regola valida per tutti gli alpinisti, sicuramente lo è per me. Sono Massimiliano Bocchio, nato il 29 maggio del 1980, cresciuto a Calcinato e dal luglio 2012 residente a Castegnato. Mi sono diplomato come geometra nel 1999 al Tartaglia di Brescia, con il massimo dei voti, e ho studiato architettura al Politecnico di Milano, fermandomi a pochi esami dalla Laurea. Ho lavorato in alcuni studi tecnici come geometra e progettista d’interni, ho fatto l’agente di commercio per due anni e ora, dall’ottobre 2010, sono responsabile dell’ufficio tecnico presso un azienda di bagni prefabbricati. Oltre al mio lavoro diurno, c’è dal 1999, un lavoro notturno come dj che amo e che mi permette di coltivare una delle mie passioni ossia la musica. Amo la montagna,l'alpinismo è diventanto parte inscindibile della mia vita. Questo blog nasce dalla voglia di mettere in ordine pensieri, esperienze e sogni.

lunedì 23 luglio 2012

Oggi va cosi, riguardo questa foto e penso a quando non sapevo nemmeno camminare in montagna, a quando pensavo che il mondo era contro di me e che l'unico modo che avevo per vincere era ammazzarmi di palestra per diventare sempre più forte.
Scappavo, ogni giorno scappavo.
Dopo 7 anni da quel giorno apprezzo sempre di più quei passi lenti ma decisi, il respiro regolare quasi a non voler disturbare la natura, la ricerca costante di un equilibrio più che di uno scontro.

mercoledì 4 luglio 2012

Gran Paradiso, Parete Nord 16-17/06/2012

Capita spesso, a chi passa le giornate in ufficio litigando fra pc e cartacce, di arrivare a casa la sera con qualche segno di biro sulla pelle; piccoli segni che preso ci abbandonano.
Poi ci sono i tatuaggi, segni che si vedono e sempre si vedranno...frutto di qualcosa che in realtà viene inciso sottopellle.
Certe avventure alpinistiche sono solo dei segni di biro, altre sono dei tatuaggi.
Questa volta con Luca mi sono fatto un gran bel tatuaggio.
Ci sono sogni alpinistici che progettiamo da mesi,ogni tanto però capita quasi per caso che qualche nome nuovo si intrufoli dentro ai nostri sogni...ne parlano lo stesso linguaggio....ed è bellissimo provare ad aprire gli occhi per continuare a sognare.
Uno degli obiettivi di questa primavera un po’ disgraziata era quello di fare almeno una parete Nord, la candidata numero uno era la Nord del Pasquale che l'anno scorso ci ha rimandati a casa causa pessime condizioni...ma si sa...non sempre la candida numero uno è quella che vince! Luca mi butta li un nome...Nord del Gran Paradiso...e dopo qualche veloce informazione capiamo subito che da una relazione stampata può diventare un'Avventura.
Telefonata al rifugio Chabod: "per questo week end tutto pieno"...ma non c'è problema... la soluzione si trova!
Visto che il rifugio è pieno sospettiamo che ci sarà la fila per fare la Nord, quindi guadagnare del dislivello e del tempo verso l'attacco posizionando una tenda sul ghiacciaio ci sembra una buona soluzione.
...si...una buona soluzione con alcuni pro...ma anche con alcuni contro...portarsi la tenda vuol dire aggiungere peso e volume nello zaino...risultato... ci ritroviamo a partire con due zaini da 40 litri pieni in un modo scandaloso con di tutto appeso fuori...ma che due pirla che siamo...portarsi lo zaino da 70 litri no?va beh... tutta esperienza!
Sabato mattina ore 7:00 partenza, come cantavano gli articolo 31 "l'autostrada scivola veloce" e ben presto siamo pronti per la seconda colazione a Villeneuve(Aosta). Si respira già aria di montagna...ma sopratutto si respira! maledetta afa!Ancora qualche km ed entriamo nel parco del Gran Paradiso, rappresentato da uno stambecco che aimè non abbiamo avuto il piacere d'incontrare lungo il nostro cammino.
Alle 11, a circa 1800m mettiamo gli zaini in spalle direzione rifugio Chabod,il primo obiettivo è pranzare la e farsi riempire i termos per la domenica. Dopo circa due ore siamo comodamente seduti su di un tavolino in legno e fissiamo la parete...azz a vederla da lontano " la fa pora" ma si sa...quando poi ci si avvicina sembra sempre più docile (ce lo ripetiamo come un mantra per autoconvicerci).
Bel pranzetto, un pò di riposo e via...si riparte...
Il sentiero dopo il rifugio è molto evidente, risale la morena e in circa un'ora porta al ghiaccio. Le tracce per la via normale di salita sono molto chiare...per la Nord no. Capiamo subito che tutto sto traffico di gente al rifugio in realtà è per la via normale. Decidiamo di seguire una traccia che purtroppo però era stata fatta da allievi di un  corso cai, in cerca di un crepaccio per fare esercitazioni, quindi ripieghiamo per un'altra direzione...senza traccia e navigando un pò a vista per cosi dire.
A quota 3370m decidiamo che la tenda va messa li, se non altro perché siamo stanchi, cotti dal sole, assetati e "tutte quelle cose li"(chiaro no?).
Primo problema...creare una piazzola decente...ovviamente non abbiamo la pala(non ci stava nello zaino!) quindi con le piccozze iniziamo a creare qualcosa di vagamente piano.
Montata la tenda mangiamo, beviamo e cerchiamo di fare il punto della situazione...
La traccia verso la Nord sostanzialmente non c'è...le relazioni sono poco chiare allora ipotizziamo una linea per l'avvicinamento cercando si stare lontani dai seracchi del piccolo Paradiso ( che hanno scaricato più volte mentre montavamo la tenda) e dai crepacci.
Alle 20 entriamo in tenda ma di dormire non se ne parla...troppa luce..e non solo. La quota disturba entrambi e più che un meritato riposo è un'agonia. Sveglia alle 2:30...o meglio svegli eravamo già svegli! Prepariamo tutto con la dovuta calma e percepiamo chiaramente il "freschino" che ci aspetta fuori dalla tenda ( dentro il mio orologio segnava 1°).
La prima emozione della giornata è proprio li...dietro la cerniera della tenda...un cielo sereno, luce lunare praticamente assente e un lenzuolo di stelle da togliere il fiato per la bellezza.
Alle 3:30 circa ci mettiamo in moto, riusciamo a trovare un buon percorso e in un'oretta siamo pronti a superare la terminale.
Fisicamente la fessura terminale indica dove finisce il ghiaccio orizzontale e inizia quello verticale della parete...in realtà è molto di più.
La terminale è la voce della montagna...ti dice chiaramente che da li in poi si fa molto sul serio...
La prima parte della parete è neve trasformata molto compatta e perfetta per una progressione in conserva. Sale Luca davanti, imposta un buon ritmo alternando giusti riposi e progressione.
Saliamo abbastanza rapidamente di quota e arrivati circa a 2/3 della parete é il mio turno, il ghiaccio ha preso il posto della neve e la progressione deve essere a tiri di corda.
La pendenza non è certamente estrema, a occhio direi fra i 55° e i 60°(forse 65°) della parte finale...ma tutto si fa sentire, in primis l'aria rarefatta...il cuore picchia forte e più che per i muscoli ogni tanto devo fermarmi per far calare i battiti.
Il primo tiro passa via veloce sia per me che per Luca, il secondo tiro idem,l'astinenza da "picche", deposte a febbraio con l'ultima cascata fatta in val Daone è solo un ricordo e i movimenti iniziano ad essere più coordinati ed efficaci....
terzo tiro... c'è sempre più luce vicino a noi...le 7 sono passate da poco,sarà il tiro decisivo per arrivare sulla cresta? io dico di si..Luca dice di no...e infatti i 60 metri di corda non bastano...
Quarto tiro...ghiaccio non più cosi buono spesso sotto un po’ di neve, mi assicuro con le poche viti che abbiamo ma con il concetto chiaro in testa che è meglio evitare di provare se reggono...arrivo su una cornice della cresta e decido di affrontare direttamente e poi...e poi c'è quella scossa tremenda alla quale non ci si abitua mai...il buio,il freddo,la paura della parete finisce e davanti ai miei occhi c'è il sole, c'è un nuovo mondo che dall'altro versante della montagna non potevo vedere.
La cresta ha una buona traccia su neve per la vetta che a questo punto è molto vicina,c'è un vento fortissimo e freddo, assicuro Luca con le picche piantate nella neve...e ci siamo...siamo sulla cresta a pochi metri dalla vetta.
Prosegue Luca sulla cresta, non tremenda ma comunque necessita sempre della massima attenzione...ad un certo punto mi fermo, guardo a 360° intorno a me e non riesco a trattenermi, gli occhi sono lucidi e non per il freddo, l'emozione è troppo forte...tutto la fatica e i sacrifici in un secondo spariscono...la grandezza della natura è lì, posso vederla, toccarla, respirarla.
Dopo aver superato dei francesi sulla vetta, saliamo sul terrazzino dove è posizionata una madonna (mi astengo dal fare polemiche a riguardo per questa volta ma prometto che ne parlerò in seguito). Luca vedendo un chiodo sotto il terrazzino pensa bene di salire dritto fra i massi....mi sembra una soluzione un po’ strong ma funziona...il chiodo in realtà serviva per assicurare gli alpinisti nel traverso fra la cima e il terrazzo in realtà,la salita "classica" era dall'altro lato...ma non c'è problema! c'è una ressa paurosa...tutti i pullman di persone salita dalla via normale sono arrivati in vetta più o meno contemporaneamente a noi, pazienza! foto di vetta e giù veloci per mangiare e bere qualcosa sotto la cima.
Praticamente durante quasi tutta la nostra discesa sul ghiacciaio incrociamo persone che ancora stanno salendo dalla normale, svegliarsi prima no?
Recuperiamo la tenda e via verso il rifugio per pranzare...il rientro in effetti è stato massacrante, un sole pazzesco, temperature decisamente sopra la media e, anche rispetto al giorno prima a parità di orario, la neve era molto più molle.
Arriviamo stremati alla macchina...e visto che c'è un bel fiume non possiamo che saltar dentro per goderci qualche secondo nell'acqua gelata.
E' stata davvero una gran bella Avventura, soddisfazione a mille per tutto.
La voglia di "Nord" è cresciuta ancora...quale sarà prossima?

Luca e il suo "bambino"

  io e il mio "bambino"

 primo sguardo alla parete

 il nostro "rifugio"



Parte Luca


uno sguardo in giù
parte finale della parete



 Quasi fuori...
Luca in cresta


.. in vetta! Gran Paradiso! 4061m!
 rientro
la "nostra" parete ci saluta