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Castegnato, Brescia, Italy
Da qualche parte ho letto che chi va in montagna è sempre in cerca di qualcosa … non so se è una regola valida per tutti gli alpinisti, sicuramente lo è per me. Sono Massimiliano Bocchio, nato il 29 maggio del 1980, cresciuto a Calcinato e dal luglio 2012 residente a Castegnato. Mi sono diplomato come geometra nel 1999 al Tartaglia di Brescia, con il massimo dei voti, e ho studiato architettura al Politecnico di Milano, fermandomi a pochi esami dalla Laurea. Ho lavorato in alcuni studi tecnici come geometra e progettista d’interni, ho fatto l’agente di commercio per due anni e ora, dall’ottobre 2010, sono responsabile dell’ufficio tecnico presso un azienda di bagni prefabbricati. Oltre al mio lavoro diurno, c’è dal 1999, un lavoro notturno come dj che amo e che mi permette di coltivare una delle mie passioni ossia la musica. Amo la montagna,l'alpinismo è diventanto parte inscindibile della mia vita. Questo blog nasce dalla voglia di mettere in ordine pensieri, esperienze e sogni.

giovedì 9 agosto 2012

Cervino - cresta del Leone

Cosi la fortuna, al nostro primo tentativo, ci sorride.
Virgilio
“Non è necessario addentrarsi in descrizioni minuziose del Cervino, dopo tutto quello che è stato scritto a proposito di questa conosciutissima montagna. Chi ha interesse a leggere questo libro saprà già che la vetta è alta più di 4500 metri, e che si erge bruscamente, con una serie di pareti che si potrebbero con proprietà definire veri precipizi, per lo meno 1500 metri sopra i ghiacciai che ne circondano la base. Sanno anche di certo che questa fu l'ultima grande vetta alpina a rimanere inviolata, non tanto per la difficoltà della scalata, quanto invece per il terrore ispirato dal suo aspetto invincibile. Sembrava esserci un cordone teso intorno alla vetta, a segnare il limite fino al quale era permesso giungere. Al di là di quella linea invisibile si diceva esistessero folletti, coboldi e demoni di ogni genere, l'Ebreo errante e gli spiriti dei dannati. I superstiziosi delle vallate intorno (molti dei quali credono ancora fermamente che il Cervino sia la vetta più alta non solo delle Alpi, ma del mondo) parlavano delle rovine di una città sulla cima, in cui dimoravano gli spiriti; e se qualcuno rideva, essi scuotevano la testa con espressione grave, dicendo di guardare con i propri occhi i castelli e le mura, e avvertendo di evitare un approccio troppo brusco, altrimenti i demoni infuriati, dalle loro altezze inespugnabili, avrebbero gridato vendetta per lo scherno subito.  Questa era la tradizione locale. Anche gli animi più forti subivano l'influenza di quella credenza meravigliosa; e uomini che di norma parlavano o scrivevano del tutto razionalmente, toccati dal potere di quella cima sembravano perdere il contatto con il buon senso e iniziavano a declamare come rapsodi, dimenticando per qualche tempo le regole del comune parlare. Anche il sobrio De Saussure si entusiasmò quando vide la montagna e, ispirato dallo spettacolo, anticipò le congetture dei geologi moderni nelle brillanti parole che si trovano in epigrafe a questo capitolo.
Il Cervino appare imponente, mai banale da qualunque parte lo si osservi: per questo aspetto, e a causa dell'impressione che la montagna esercita sugli spettatori, esso fa quasi classe a se fra le montagne. Non ha rivali nelle Alpi, e ne ha pochi nel mondo.”
Edward Whiper – La salita del Cervino

Un secolo e mezzo fa il primo uomo ad arrivare in vetta al Cervino lo descriveva cosi.
Forse è un analisi un po' fredda, in vero english style, ma ha il pregio di mostrare sia il lato “irrazionale” che quello “razionale” del Cervino.
Cosa c'è di razionale in un sogno?
Non ricordo con esattezza la prima volta che ho visto una foto del Cervino con occhi da Alpinista, di  sicuro non più di qualche anno fa, quando il mio mondo mi stava stretto e iniziavo ad aver bisogno di interiorizzare qualcosa in più del mondo che avevo intorno, in particolare del mondo della montagna.
È stato difficile fin da subito fermare fantasia e sogni, molte volte incazzato con il mondo progettavo di partire e scalarlo da solo ( cosa tra l’altro continuo a sognare), ma per fortuna quella razionalità quasi fastidiosa che mi accompagna mi sbatteva in faccia chiaramente che non ero preparato, tecnicamente, fisicamente e mentalmente sopratutto.
La prima volta che l'ho visto dal vivo me la ricordo bene, mentre salivo il mio primo 4000, il Breithorn, il Cervino era li che si mostrava a tratti fra le nubi di quel giorno, non avevo minimamente idea di quanta strada avrei dovuto fare per esserne quasi all'altezza...vedevo ancora tutto con la semplicità degli occhi di chi non sa.
Il Cervino, come altri grandi progetti, è stato un sogno “facile” da condividere con il mio super socio. Lo scorso anno però le condizioni non erano ottimali, ma forse, ora che l'abbiamo fatto dico...è stato meglio cosi.
Dall'inizio della stagione lo abbiamo tenuto sotto controllo come condizioni e salite fatte o meglio...Luca l'ha fatto, in queste cose è molto più preciso e puntuale di me!
Arriva la nostra settimana di agosto dedicata alle “scorribande” alpine, il Cervino però non è ancora in condizioni accettabili e optiamo per direzionare corde e moschettoni al piano 2...Marmolada!
Non ho scritto nulla sulla Marmolada perché non siamo arrivati in vetta per la via che sognavamo di fare...al 4 tiro abbiamo capito di aver attaccato troppo a destra e di esser saliti per 3 tiri di una via non descritta sulla guida e sconosciuta anche al preparatissimo gestore del rifugio (abbiamo trovato solo le soste).
La ritirata non è stata semplicissima, ho improvvisato un po' di “numeri” non certo presenti in nessun manuale ma che sono stati efficaci e utili. Esperienza comunque molto positiva.
Martedi 8 agosto partiamo, l'obiettivo della giornata è “solo” arrivare alla Capanna Carrel.
Le prime ore volano ma il sentiero non è mai troppo banale, segni praticamente inesistenti e la traccia da seguire è fra roccia e sfasciumi. La parte più tecnica e rognosa della salita è poprio sotto la cappana, canapponi da tirare con decisione per superare camini verticali, e qualche placca che da fare con scarponi e zaino è sempre molto piacevole!
Arriviamo alla capanna nei tempi previsti e ci rilassiamo un pò. La gente dietro di noi, principalmente con le guide, continua ad arrivare e i 50 posti entro sera sono tutti occupati.
Ceniamo presto sciogliendo un pò di neve per farci un risotto in busta, un grande classico per chi vive solo o per gli alpinisti! Dopo cena inizio ad avere qualche problemino, era da molto che non salivo in quota e questa volta mi ha legnato di brutto. Mal di testa fortissimo nonostante l’aspirina e senso di vomito. Notte pessima, praticamente senza dormire e la mattina sono uno straccio...ma siamo qua...proviamo!
La “corda della sveglia” è li che ci aspetta, trovare la traccia di salita non è banale nemmeno in pieno giorno, con le frontali diventa molto problematico. Ma piano piano saliamo sbagliando solo una volta. Le “frontali” che ci precedono e le guide del Cervino che ci sorpassano in tutti i modi possibili ci permetto di capire dove passare.
La notte pessima mi aveva stremato, le difficoltà mi sembravano probabilmente più elevate di quelle che realmente fossero e il vedere cosi tanta gente tirata su da guide arroganti come dei milanesi da gara, mi faceva pensare che forse...non era la mia giornata. Inizio a pensare che forse dovrei girare i tacchi e scendere, ne parlo con Luca che mi dice di decidere con serenità cosa fare, qua la lucidità serve tutta cosi come fiducia in se stessi e nel proprio socio. Troppe le assicurazioni “volanti” da fare e i passaggi non protetti magari facili ma che non perdonano errori...
Decido di arrivare al pic Tindal, quota circa 4200m, vedere orario e condizioni e poi valutare.
Luca prende un pò in mano la situazione stando davanti con sicurezza e saliamo...
Complice il sole e un pò di lucidità mentale in più inizio a star meglio...il pic Tindal arriva e ci fermiamo per mangiare qualcosa. Incontriamo una guida della val Saviore con un cliente, ci scambiamo qualche parola e nei passaggi più difficili ci si aiuta reciprocamente. La differenza di comportamento fra le guide del Cervino e la guida che abbiamo incontrato è stata davvero lampante. Le guide del Cervino procedono praticamente senza nessuna sicurezza, sorpassano in ogni punto e hanno  un modo di atteggiarsi del tipo :” la montagna è nostra, tu non sai un cazzo delle sue roccie, sei una merda, tornatene a casa”. La guida della val Saviore, di cui purtroppo non ricordo il nome ma solo la barba in stile Kamerlander, ci ha tranquillizzati, dato qualche consiglio e ci ha fatto capire che ci muovevamo bene.
Scendiamo dal pic Tyndal, non senza difficoltà e procediamo.
Sto molto meglio, il mal di testa non passa ma la fiducia è tornata.
La progessione continua, il tempo è perfetto e la “ressa” iniziale di persone inizia quasi a sparire.
Ogni tanto butto un occhio al mio Suunto per vedere la quota e per vedere l’ora, arrivare in vetta ad un orario accettabile è indispensabile ma ci siamo...siamo in linea con i tempi.
Alterno momenti in cui guardo a pochi cm dal mio naso ad altri in cui guardo a 360° intorno a me e mi stupisco di tanta bellezza.
...arriva la scala Jordan, l’ultima vera difficoltà (della salita), vediamo da lontano alcuni alpinisti che ci precedono e fa paura, espostissima, gradini in legno fissati a delle corde...il tutto a 4400m.
Non ho di certo una tecnica sopraffina di arrampicata per ora...ma in questo caso un utilizzo “violento” di braccia e dorsali dimostrano comunque di essere una soluzione valida ...e le supero bene.
A questo punto la cima è davvero vicina...iniziano a scattare in me un fiume di pensieri: “fanculo questo e quello” “tutti gli allenamenti sono ripagati” “cosa si perde il mondo che non sale e non sa...”.
I ramponi sono sulla neve ghiacciata della cresta ora, guardo i miei piedi e non trovo roccia su quali appoggiarli, Luca è davanti, procede con passi  regolari...e poi arriviamo in quel punto dove non si sale più, dove il mondo, la vita di tutti i giorni, ogni cosa è piccola e quasi insignificante.
Luca va verso la croce per la foto, mentre lo fa io non riesco a non guardare giù dalla Nord, mi chiedo in quale maledetto punto una delle persone che in assoluto ho ammirato di più se ne è andata lo scorso 16 ottobre.
Dopo pochi secondi dalla prima foto in vetta, Luca toglie da una tasca del suo giubbino la foto di un suo amico scomparso mesi fa mentre stava vivendo la sua passione della canoa, per averne una anche con lui in vetta.
Un gesto bellissimo, non ho mai dubitato della sensibilità del mio socio.
Mi ha fatto molto riflettere il fatto che entrambi, senza dirci nulla reciprocamente, in punto come quello abbiamo dedicato alcuni dei nostri pensieri a due persone che non ci sono più.
Non sono un gran credente, ma forse non serve esserlo per vedere nelle montagna il punto più vicino al cielo, all’infinito, a tutto quello che c’è stato prima e ci sarà dopo di noi.
Forse per un secondo abbiamo pensato che li, sulla vetta del Cervino, le nostre parole interiori potessero uscire con un volume più alto per poter esser ascoltate.
Non ho avuto il piacere di conoscere l’amico di Luca, ma so che era molto bravo in quello che faceva uno dei migliori in assoluto, proprio come Beppe.
Entrambi hanno vissuto la loro passione al 100%, entrambi hanno vissuto con un intensità tale che moltissime persone nemmeno in 1000 vite riuscirebbero a raggiungere.

Il mio sguardo è vuoto verso l’orizzonte, non cerco qualche cima nota ma mi godo quello che vedo.
Mi chiedo se un giorno lo risalirò, ma forse dentro di me la risposta c’è già.
Sulla vetta di un sogno continuo a sognare altri sogni, la cresta Zmutt, la parete Nord, la cresta Furggen.
Qualche foto insieme, un abbraccio di quelli “forti” e la discesa, ci aspetta.
Visto quello che abbiamo sofferto per la salita un pò di preoccupazione c’è, un bel pò.
Ci raggiungono dopo poco altri 3 ragazzi bresciani molto in gamba e decidiamo di unire le forze per le doppie e la ricerca della traccia giusta da seguire.
Se penso a come definire la discesa il secondo termine che mi vieni in mente (il primo ovviamente è pericolosa) è infinita.
Dalla vetta raggiunta verso le 11, riusciamo ad arrivare stremati alla capanna verso le 20.
Scendere alla macchina direttamente è impensabile.
I posti per dormire, che avevamo tenuti occupati con i nostri sacchi a pelo, ovviamente sono già occupati e dopo aver mangiato una busta di riso che qualcuno gentilmente aveva abbandonato alla cappana, tentiamo di dormire un pò dove capita, io mi butto su un tavolo e Luca in terra vicino ad altri alpinisti.
Riusciamo a buttarci a letto solo quando i primi alpinisti della giornata verso le 4 partono.
Colazione con qualche barretta restata sul fondo dello zaino e si prosegue per la discesa verso valle, attenzione e concentrazione sempre.
Le camminate a mente serena e spensierata in qualche bel sentiero delle dolomiti sono un sogno, ogni passo deve essere fatto con giudizio, lo stress mentale è alto praticamente per tutta la salita e la discesa del Cervino.
Dopo oltre 3:30 arriviamo in zona “erba” , i nostri piedi cammiano su erba...su qualcosa di colorato e verde che profuma tantissimo di vita ; roccie e ghiaccio per un pò basta!
Una birretta tutti insieme all’ultimo rifugio e poi giù con la funivia verso l’auto, verso l’autostrada, verso casa.
È stata un esperienza fortissima, un sogno che si è relizzato prima di tutto, dopo questa avventura ci sono molte cose che ogni giorni mi accompagnano, quasi come dei flash che mi mostrano un pò la strada nel buio.
I miei limiti ora sono un pò più chiari e sopratutto sono un pò più chiari i miei stupidi autolimiti.
Forse è servita qualche grande paura faccia a faccia per capire quanto altre paure sono piccola cosa e che uomo sono davvero, non lo so...l’unica cosa che però so bene è che continuerò ad allenarmi e a sognare, più di prima.

zaino in spalla...






quasi alla cappanna Carrel
 
 


un pò di pasta offerta gentilmente dalle guide non si rifiuta mai!

 
 
la nostra via di salita


 

pic tyndall quota 4200m
 

 


 
 
 
 
uno sguardo giù verso la Nord

Vetta italiana 4476 e vetta Svizzera 4478






uno sguardo verso breuil





...basta doppie per oggi

grazie