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Il ghiaccio si forma in modo diverso di anno in anno…non c’è mai “quella presa” da tenere o quel “bloccaggio” da fare…c’è una casca più o meno magra o più o meno in condizione e una linea più o meno definita da salire…in mezzo fra una sosta e un’altra c’è un mondo…un mondo fatto di istinto,paure, esperienza e anche un po’ di culo!
Ho preso le picche in mano per la prima volta nel gennaio del 2009, all’incirca dopo 10 mesi dai miei primi contatti con la roccia, ed ho percepito subito che il ghiaccio verticale è un elemento che voglio vivere.
Era da mesi che sognavo di riprendere in mano le picche, le avevo messe via molti mesi fa dopo un tentativo fallito causa mal tempo alla Nord del monte Pasquale.
Dopo aver sfogliato una vecchia guida della val Daone e cercato qualche info su internet trovo una zona che viene data come “scalabile” dalla fine di novembre…una zona che tra l’altro conosco molto bene per gitarelle varie fatte in estate…il mitico lago di Campo; quelle simpatiche roccie sparse sul lato nord ospitano alcune cascate che gelano presto, con un grado e uno sviluppo alla mia portata.
Pronti via … alle 6:15 passo a prendere Luca con destinazione parcheggio ultima diga in Val Daone.
La prima sorpresa è nel parcheggio…speravamo di esser soli e invece incontriamo un’altra cordata che ha la nostra stessa meta, ma non ci disperiamo…sappiamo benissimo che le eventuali cascate fattibili sono più d’una. L’oretta di avvicinamento passa via veloce e , visto che gli altri hanno già scelto cosa fare puntiamo diretti su Campesina.
Guardandola da lontano non era cosi chiaro se fosse totalmente fattibile ma, arrivati sotto, sembra sufficientemente in condizione.
Il freddo non è certamente di quelli estremi, anzi, ma il ghiaccio ha una buona consistenza quindi decidiamo di attaccare.
Uno sguardo a Luca e via…assicurato sono assicurato…viti da ghiaccio ne ho, vediamo se di testa ci sono!
Passo veloce la prima rampa,poi un po’ di candelette spaccate quasi a forma di diedro e poi mi trovo bello comodo su una cengia con il primo dubbio di fronte ad un bel muretto…passo a destra o a sinistra?mmm…bel dilemma…ma non è forse questo il bello del ghiaccio?la via non è chiara e univoca come magari può esser su roccia…ma è da cercare e soprattutto va scelta…seguendo la massima di Bruno Detassis “cercare il facile nel difficile”e in base alla piccola esperienza che ho decido di passare a destra…cerco di muovermi preciso e sento le braccia che rispondono bene…supero il muro e arrivo in un canale relativamente facile che sale verso sinistra e poi ripiega leggermente verso destra. Da qua purtroppo perdo il contatto visivo con Luca che però dopo poco mi avvisa che la corda inizia a scarseggiare…proprio in quel momento con molta gioia trovo una sosta su roccia alla mia destra con uno spit e un chiodo.
Preparo lo sosta e chiamo Luca…mentre sale inizio a godermi il paesaggio e a fare due conti…mmm. Vediamo…se non ricordo male c’era scritto 110 m di sviluppo…considerando che il primo tiro sarà stato come minimo 50 metri forse con un altro tiro siamo fuori…tengo la corda ben recuperata sperando di non sentire mai strattoni …e cosi è! Luca arriva tranquillo in sosta, è la sua prima cascata e considerando che, oltre ad essere un amico, è “IL SOCIO” sono curioso di capire, dall’espressione del suo volto e dalle sue parole, se il ghiaccio l’ha stregato, e posso condividere anche questo mondo con lui o no…il verdetto è si e ne sono molto molto felice.
Recupero le viti e riparto, partenza facile che però dopo qualche metro s’impenna subito in un muretto, certo non estremo ma neppure banale…arrivo su un altro pianerottolo e torniamo al solito dubbio…mmm…dove passo?c’è una grossa lastra di granito e mi chiedo se è meglio passare sul muro a destra un po’ magro , o cercare dietro quella lastra per capire se magari c’è un simpatico diedro ghiacciato…ci penso su un po’ e poi decido di provare a sinistra…
Magra sorpresa…il diedro praticamente ha pochissimo ghiaccio, l’unica vita che riesco a mettere per assicurarmi è del tipo “su questa non c’è da volare” e i due friend che ho con me non mi sono d’aiuto (mi maledico per non averne messo nello zaino anche un grande)…con qualche “brivido caldo” esco e torno a respirare a pieni polmoni…uno sguardo giù verso Luca e torno a salire…rampa facile verso sinistra e poi ancora verso destra con qualche passaggiano delicato…le viti iniziano a scareggiare…Luca è lontano e la corda tira maledettamente…uno sguardo rapido e anche in questo casa trovo la sosta sulla destra.
Sosta però che per esser apprezzata chiede di passare gentilmente o su un muro bello cattivo o su un dietro inclinato verso destra …opto per il diedro procedendo con il piede sinistro sul ghiaccio e quello destro sul granito.
“Conquistata” la sosta noto che m’ispira un po’ meno fiducia della precedente… un chiodo con un kevlar nuovo e un cordone molto vissuto che sfrutta un foro naturale della roccia…senza sapere né leggere né scrivere decido di fare un sosta utilizzando anche un friend. Un rapido sguardo verso l’altro mi fa capire che c’è ancora un bel po’ a fare….
Recupero Luca che arriva in sosta senza esitazioni esaltato da alcuni passaggi davvero molto belli e che ha decido di affrontare direttamente il muro finale anziché il diedro.
Solito scambio di viti e via che riparto…la cascata inizia ad esser un po’ più umida ma il ghiaccio resta ottimo…qualche muretto molto simpatico e poi la cascata si sposta verso sinistra piano piano…
Inizio ad esser meno lucido, forse un pochino stanco, più psicologicamente che fisicamente, ma anche se più lentamente procedo…
Come spesso capita l’ultimo pezzo della cascata è il più ripido e Campesina non fa eccezione…sfrutto una candela naturale per mettere una fettuccia per assicurarmi e inizio a salire con quell’energia in più che si trova quando si vede il traguardo vicino…salgo deciso e finalmente il mio sguardo di può aprire verso sud… dopo pochi metri vedo una pianta con un cordino da 6 mm blu nuovo legato alla base e una maglia rapida…è finita! Mi assicuro e inizio a recupero Luca. Ripensando allo sviluppo della cascata valuto come possibile una discesa in corda doppia, anche se la relazione che avevo letto sul libro diceva di andare su Aganella per calarsi.
Luca arriva in sosta un po’ provato ma la gioia di entrambi è tanta…è stata una bella avventura, una bella giornata, una bella cascata e un gran bel inizio di stagione!
Con tre doppie siamo alla base.
Ad occhio e croce lo sviluppo reale della cascata è stato di almeno 140 m e il 3° grado in alcuni passaggi secondo me era un po’ “stretto”.
Mentre costeggiamo il lago di Campo e iniziamo il rientro, la mia mente inizia a viaggiare veloce su tutte le cascate che vorrei salire, su cosa ho sbagliato(non ho portato con me un friend grande e un chiodo a V), su come posso allenarmi per migliorare e soprattutto che ho maledettamente voglia di farmi una birra dal Placido .
prima del diedro di granito,primo tiro
ultimo tiro,prima dell'uscita
la cordata B.M. & L.L. (WLF)
È vero...il ghiaccio verticale è un mondo a sè rispetto alla roccia, se migliore o peggiore dipende da ognuno di noi, dalle proprie emozioni, sensazioni e dalle motivazioni che ti spingono a scalare! La roccia ti permette di raggiungere cime attraverso pareti fantastiche ,vie eleganti o fisiche...e magari ripercorrere col pensiero le avventure di uomini straordinari che le hanno aperte, anni o secoli fa!
RispondiEliminaIl ghiaccio (al mio primo contatto) è un mondo fatto di magia, di silenzi e di "fragilità", dove tutto è in costante cambiamento anche se a prima vista sembrerebbe fermo...quasi "senza vita"!
La prima cascata...un'esperienza che ti cattura e ti strega, senza un vero perché! Un mix di emozioni e vibrazioni positive, ma forse è solo...questione di feeling!!
e come sempre tutto questo solo grazie al SOCIO...!!!
L.L.